12 aprile, 2013

Partecipare


Ieri sera a Otto e mezzo Fabrizio Barca, nel presentare la sua memoria (Un partito nuovo per un buon governo) - ha detto a Lilli Gruber che si era appena iscritto al PD. E ha aggiunto che anche io l'ho fatto a Napoli. 

Fabrizio si è iscritto dopo tantissimo tempo a un partito. La sua vicenda è quella di una persona di cultura di sinistra che ha fatto il civil servant ad altissimi livelli per lunghi anni. E che ora dichiara che lo Stato non può cambiare  se non è spinto radicalmente al cambiamento grazie all’azione di un partito nuovo, distinto dallo Stato stesso, che lo incalzi in modo costante con proposte argomentate e realizzabili, mettendosi continuamente in discussione nel vivo del confronto e studiando le soluzioni ai problemi locali e nazionali insieme ai cittadini. 

E’ dalla scorsa estate che mi confronto con Fabrizio sul tema di quale tipo di aggregazione politica possa migliorare l’Italia, in modo concreto, accettando sia il conflitto che la fatica della determinazione pubblica, trasformando le indignazioni in proposte che, poi, però, si attuino, nel confronto con chi vive i problemi e vuole risolverli, cambiando la vita delle persone, facendoci uscire da una lunghissima stagione di depressione economica, politica, culturale, umana. 

Del resto - come testimonia tutta la storia di questo blog - è questa l’ispirazione di ogni mio impegno pubblico. Non ho mai preteso di fare altro che questo; e ho sempre inteso farlo insieme agli altri attraverso prove di democrazia deliberativa, decidendo insieme per il bene comune. Inoltre, da tempo so e dico che senza misurarsi con un partito – e con il PD in particolare – è difficile poter pensare all'opera culturale, comunitaria e fattiva di cui l’Italia ha bisogno. Perché, con tutti i suoi limiti, il PD è l’unico partito non costruito intorno a un capo ed è il solo che abbia i saperi e i legami con molti mondi e migliaia di persone necessari per potere affrontare la complessità e tradurre i sogni nella fatica artigianale del risolvere i problemi. Per questo mi ero già iscritto al PD e ora, dopo due anni di interruzione, riprendo a farlo ben sapendo  che i limiti e le mancanze di questo partito chiamano a una sua profonda trasformazione. 

Per tutte queste ragioni ho condiviso molte riflessioni con Fabrizio, a partire dalle mie esperienze. Che sono diverse dalle sue. Perché io vengo dalla scuola e dal lavoro sociale e da queste dimensioni mi sono confrontato con le istituzioni e i problemi della democrazia e della effettiva partecipazione. Ed è entro i limiti delle cose che conosco che intendo continuare a farlo. 
Al contempo ho condiviso con Fabrizio la semplice constatazione che il Governo di cui siamo parte è stato chiamato a riprendere in mano il Paese, ha fatto cose indispensabili e difficili ma non sufficienti ad uscire da questa crisi e che si deve aprire una stagione di innovazione e riparazione che necessitano di una forte determinazione politica. 

Ed è proprio sui metodi e sui contenuti di tale determinazione politica che si gioca il nostro futuro e quello dei nostri ragazzi, insieme ai quali ci si deve pur spendere; e sono contento che in queste ore tante persone, vicine e non, mi stanno dicendo che - per quanto difficile - è questa la strada comune da prendere.


4 commenti:

Unknown ha detto...

Apprezzo quanto scritto, mi chiedo il perchè in realtà locali del partito quali la provincia di Avellino non sia stato consentito in tesseramento da ben due anni. Lo spettacolo pietoso che si sta offrendo con la vicenda amministrativa della città di Avellino sta allontanando e arginando energie nuove che avrebbero voluto e credo, potuto dare un contributo.

pirozzi ha detto...

penso che lo scritto di barca sia una specie di scialuppa di salvataggio su cui imbarcarsi. un'apertuta forte verso una riflessione che esca finalmente dall'opinionismo e dalle finte contrapposizioni, dalle urla fasulle tipo ballarò e portaporta. non mi iscrivo, persiste una forte resistenza verso l'universo pd, ma mi fa piacere che persone come marco lo facciano: hanno un radicamento nei problemi e una loro profonda conoscenza non provinciale, una cultura che non rinnega la visione, una chance, ops!, dimediazione che vada oltre la logica del da un lato r dall'altro, con gli strumenti e la sensibilità necessari affinchè la mediazione non sia tra attori statici nelle loro posizioni e identità, ma si basi sulla loro trasformazione attraverso il conflitto...mi permetterei un solo consiglio: attenzione a che non si riproduca l'opinionismo di deidiamo insieme, e che la discussione sia veramente tra saperi e pratiche, per quanto non esperti.

invèl ha detto...

ho partecipato alla campagna delle regionali per una candidata - diana de marchi, segretaria del circolo pd del quartiere popolare di san siro a milano - espressione del territorio e ben radicata nel quartiere. la campagna locale è andata bene, ma a livello regionale non è stata sufficiente a portare diana in consiglio. il gruppo che ha lavorato per lei (iscritti e non iscritti al PD) non si è poi ritrovato ad elaborare il lutto e proseguire il lavoro e siamo stati travolti dal toto-governo. cito questo episodio come misura del "distacco" tra la ricerca degli equilibri parlamentari e la carne della società.
il lavoro di fabrizio barca e le riflessioni di marco possono essere uno strumento per costruire la politica dentro questi processi. oggi a corviale potrebbe essere iniziata una nuova epoca? io ci spero e "quasaquasa" m'iscrivo anca mì

pietro spina ha detto...

Bravo Marco! ho sentito Barca fare il tuo nome e mi sono quasi commosso. Anche io avevo deciso di iscrivermi al PD da tempo, e adesso lo farò (ho già parlato con la segretaria del mio circolo territoriale). A volte si fanno giri lunghi e tortuosi.. ma ci si ritrova. A presto!

Mario Mastrocecco