30 settembre, 2014

Campania: rispondere alle attese di buona politica


Questo articolo è stato pubblicato su La Repubblica di Napoli il giorno 30 Settembre.


Sono giornate di ripresa e di turbolenza politica. E non è facile orientarsi. 
La vicenda giudiziaria che riguarda il Sindaco di Napoli è venuta proprio nel momento in cui iniziavano a scaldarsi i motori in vista delle elezioni del consiglio metropolitano ma soprattutto  della lunga campagna per la guida della regione. 
La reazione del Sindaco alla vicenda che l’ha coinvolto è disarmante. Insomma, si sa: le regole possono non essere le migliori; però, una volta date, lo sono per tutti; e lo sono di più per chi ha maggiori responsabilità. Questa è la loro natura, la loro sintassi. Parlare di regole esattamente in questo modo – come ha sempre fatto, con enfasi, il Sindaco - salvo poi smentire questa linea, con toni smaccatamente anti-istituzionali, quando capita a lui, è smentire la sintassi stessa. Per il posto che ricopre (e anche non volendo considerare la sua storia e le sue posizioni pubbliche su analoghe vicende), Luigi de Magistris era chiamato a rispettare i modi e i toni che sono confacenti alle responsabilità istituzionali che riguardano la guida della terza città d’Italia. Non l’ha fatto. Perciò, sulla vicenda in sé, vi è ormai poco da dire. Perché ha detto lui da solo che il suo orizzonte è fuori dalla responsabilità pubblica. 
La cosa, però, assume una forte valenza negativa per i cittadini, ben oltre quel che avverrà al sindaco: sospensione, dimissioni o lento tira e molla.

10 settembre, 2014

Micromega

E' in edicola Micromega n. 6/2014, un numero monografico dedicato alla scuola. All'interno c'è un mio contributo sul fallimento formativo, di cui riporto un piccolo estratto introduttivo. 

"Poiché è onesto esplicitare da quale punto di vista si guardano i fatti, le posizioni dalle quali guardo la “dispersione scolastica” – che è meglio chiamare “fallimento formativo” -  sono più d’una. Ho insegnato nelle scuole primarie in Italia e all’estero e perciò ho esperienza diretta di più modelli di scuola; ho fatto l’educatore sociale mentre facevo l’insegnante e ho imparato a riconoscere, nel concreto, che apprendere è cosa “ben più larga” di imparare a scuola; mi sono occupato di una scuola di seconda opportunità e ho a lungo lavorato, dunque, con ragazzi già fuori dalla scuola mettendo alla prova un modello di apprendimento più flessibile e a misura di ciascuno, sempre pubblico ma “altro e diverso”  - così come raccomanda la Convenzione dei diritti dei bambini di New York  e come ha indicato già Jacques Delors all’avvio dell’Unione Europea ; ho, nel tempo, riconosciuto che non basta “riportare alla scuola così com’è” per riconquistare chi è già fuori dal diritto all’istruzione e che, d’altra parte, la scuola così com’è contiene un forte eccesso di standardizzazione che è con-causa dei fenomeni di “caduta fuori”/droping-out dalla scuola ; ho avuto la possibilità di guardare al sistema scolastico nel suo insieme e non solo da dentro l’esperienza operante, potendo esaminare la grande complessità dei dati che mostrano i punti di tenuta e di innovazione ma anche i molti limiti del nostro sistema; ho potuto avere  il punto di osservazione di chi, insieme ad altri e entro i processi istituzionali, contribuisce alle politiche pubbliche.
Qui vorrei esplicitare, in particolare, due punti di vista dai quali continuo, testardamente, a guardare al fallimento formativo i quali – credo – abbiano sia una connotazione etica e di diritto pubblico che politica. La prima proviene da don Milani. Che ha avuto, per tanti della mia generazione, un’importanza decisiva per come si guarda al mondo e anche per le scelte personali e che, quaranta anni fa, mi ha, in qualche modo, spinto a fare il maestro e a farlo prevalentemente nei luoghi delle povertà educative, luoghi ai quali sono ora tornato, dopo l’esperienza di Sottosegretario di Stato all’Istruzione, con delega anche per la dispersione scolastica. [...]"

Continua su Micromega n. 6/2014

08 settembre, 2014

Un sussulto per il rione martoriato

Un mio articolo apparso su La Stampa del 7 Settembre sulla tragica morte di Davide Bifolco e sulle risposte della politica verso chi cresce nei rioni di Napoli.

Davide Bifolco era poco più che un bambino. Morire così a diciassette anni è terribile. Il dolore dei genitori, dei fratelli e degli amici è terribile. Lo smarrimento di tanti insegnanti, educatori, mister dei campetti di periferia, volontari, parroci, assistenti sociali impegnati ogni giorno in città è grande in queste ore. E la città tutta intera tocca ancora una volta le sue ferite.
Non è proprio il caso di fare ipotesi su come è andata. E’ bene tacere e aspettare le indagini. Certo, un ragazzino non può morire così. Non è ammissibile.
Ma sulla scena che sta intorno a questo strazio non si deve tacere. E per chi non è di Napoli va raccontata questa scena.